Gutschalk ha poi chiesto ai volontari di ascoltare nuovamente la prima sequenza sonora, concentrandosi per? sul suono ricorrente ripetuto.
Quando riuscivano (e ci riuscivano tutti perfettamente!) ad identificare il suono, il grafico della loro attivit? cerebrale mostrava un aumento di intensit? in un?area specifica, la corteccia uditiva secondaria. Quest?area, secondo i ricercatori ? preposta all’identificazione dei suoni in contesti difficili di caos sensoriale.
Bench? la situazione dell’esperimento non riproducesse quella di un vero e proprio party, quando l’identificazione passa anche attraverso il timbro e il tono delle voci, la scoperta fa luce sulla nostra capacit? ?magica? di isolare uno stimolo tra tanti simili.
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